sabato 22 gennaio 2011

"Para-FARMACISTI" incazzati!

Farmaci: dove costano meno?
Viversani e Belli, 20/01/2011

Inchiesta dedicata al prezzo dei farmaci senza ricetta e alla liberalizzazione del canale di vendita. Intervistata sull'argomento, il presidente di Federfarma nazionale Annarosa Racca spiega che estendere la liberalizzazione ai farmaci C con ricetta minerebbe alla radice l'efficienza e la capillarità del servizio farmaceutico, penalizzando soprattutto i piccoli paesi e le aree territoriali più disagiate. Dare farmaci C in parafarmacia significherebbe anche privare il cittadino del consiglio che può dargli il farmacista della farmacia, che conosce il suo percorso terapeutico.

Questa la risposta di una nostra collega di Catania la Dr.ssa Antonella Puleo

Ditemi cos’è un Farmacista. Qualcuno mi spieghi quando un Farmacista si può ritenere tale. Non vorrei qualcuno mi dicesse che il Farmacista è tale quando è chiamato una volta l’anno a versare la propria quota di iscrizione all’Ordine Professionale o i contributi obbligatori all’Enpaf. Qualcuno mi dica chiaramente quando un laureato in Farmacia, abilitato e iscritto all’Ordine può definirsi Farmacista.
Il dubbio mi assale improvvisamente e con esso la rabbia, quando leggo questo articolo, pubblicato dalla rivista “Viver sani e belli”, in cui il presidente di Federfarma Annarosa Racca spiega che estendere la liberalizzazione ai farmaci C con ricetta minerebbe alla radice l'efficienza e la capillarità del servizio farmaceutico, penalizzando soprattutto i piccoli paesi e le aree territoriali più disagiate. Dare farmaci C in parafarmacia significherebbe anche privare il cittadino del consiglio che può dargli il farmacista della farmacia, che conosce il suo percorso terapeutico
La mia prima reazione, dopo aver letto questo articolo sinceramente, come prima accennato, è stata di rabbia furiosa, tant’è che avevo preparato una lettera da inviare all’Ordine dei Farmacisti di Roma e alla FOFI, chiedendo di aprire un procedimento amministrativo a carico della collega Dr.ssa Anna Rosa Racca, per violazione dell’art. 11 del Codice Deontologico del Farmacista, che così recita: Tutti gli iscritti all'Ordine professionale devono tenere un comportamento deontologicamente corretto nell'ambito delle rispettive competenze e autonomie, instaurando, nei confronti dei colleghi rapporti improntati alla massima correttezza che favoriscano la collaborazione professionale, nello scrupoloso rispetto dei ruoli, ambiti di competenza e sfere di interessi. Eventuali divergenze e controversie vanno risolte attraverso contatti diretti e, in caso di esito negativo, sottoposte alla valutazione dell'Ordine professionale. Si aggiunge poi la violazione dell’art. 595 del codice penale, che recita: Commette invece il reato di diffamazione (art. 595 c.p.) chi offende l'altrui reputazione in assenza della persona offesa. In questo caso la pena è della reclusione fino ad un anno e della multa fino a € 1032,91.
Quindi violazione dell’art. 11 del codice deontologico e dell’articolo 595 del codice penale.
Io sono laureata in Farmacia, voto 110/110, anno di Laurea 2000, Dottorato di Ricerca conseguito successivamente presso l’Università di Palermo in “Tecnologia delle sostanze biologicamente attive” nell’anno 2004. Iscritta all’Ordine Provinciale dei Farmacisti di Catania, n, 3037, Titolare di Parafarmacia. Quindi Farmacista.
Ora basta. Basta con le offese, col turpiloquio, con l’arroganza, con la distinzione professionale, con affermazioni lesive nei confronti di colleghi, fatte da colleghi che hanno voce su giornali, riviste specializzate, su tv e dunque peso mediatico di rilevanza nazionale, come la “Collega” Racca e il “Collega “Mandelli”.
Adesso basta. Adesso gli Ordini Professionali devono intervenire urgentemente e far cessare tutto ciò. E punire severamente chi quotidianamente denigra i colleghi e li pone su piani professionali diversi e inferiori.
Intervengano gli Ordini e applichino le norme previste e le relative sanzioni.
La lettera che ho scritto, se tutto ciò non avvenisse, verrà utilizzata nelle sedi opportune per adire le vie legali, uniche, a quanto pare, per tutelare la nostra dignità.

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